La ricchezza arriva a coloro che fanno accadere le cose non a coloro che lasciano che le cose accadano. (J.M. Capozzi)
Nel precedente articolo avevamo fatto qualche passo indietro fino alla nascita dell’outsourcing nel Giappone degli anni 80’, per poi proiettarci sullo stato attuale del mercato europeo-italiano, caratterizzato da una forte spinta verso l’adozione di questo modello di business vincente.
Ma quali sono le ragioni che portano all’adozione dell’outsourcing?
Partiamo da un’analisi basata su uno studio condotto dal The Outsourcing Institute15 su un campione di 1200 imprese che ha portato ad identificare le dieci principali motivazioni che inducono all’outsourcing.
Sicuramente una spinta all’outsourcing viene dalla necessità controllare i costi fissi o, più in generale, la crescita dei costi operativi a breve e medio termine. In effetti, una strategia di questo tipo consente di aumentare l’incidenza dei costi variabili e diminuire l’incidenza di quelli fissi sui costi totali, generando una riduzione dei costi operativi totali, grazie alle economie di scala e ad altri vantaggi connessi con la specializzazione dell’outsourcer.
Oltre alla possibilità di concentrarsi sui processi core, le imprese ricorrono all’outsourcing per conseguire una crescente specializzazione e un approccio globale ai processi grazie all’esperienza maturata dal fornitore di servizi di outsourcing a cui si affidano. L’outsourcer, infatti, va a trasferire e rilasciare specifiche competenze al Cliente, ottenendo così un’uniformità di gestione dei processi su diversi mercati.
Inoltre, questo permette di eliminare i costi di investimento in nuove tecnologie e di ricerca e formazione dei dipendenti per l’acquisizione delle skills idonee a gestire innovazioni e cambiamenti, accedendo alle tecnologie, procedure e documentazioni in possesso del provider.
Infatti, sviluppare le funzioni direttamente connesse ai prodotti o servizi offerti consente in genere ai clienti di raggiungere una maggiore redditività aziendale. Del resto, la scelta di adottare un processo di outsourcing può apportare dei miglioramenti in alcuni indici di bilancio, attraverso l’eliminazione della necessità di mostrare il ROI di capitali investiti in ambiti non attinenti direttamente al core business.
E’ necessario aggiungere anche che l’outsourcing genera evidenti vantaggi dal punto di vista dell’allocazione di risorse, consentendo all’organizzazione di trasferire le risorse da attività non strategiche ad attività maggiormente redditizie anche in termini di qualità o di servizio al cliente. Il personale e le risorse liberate possono in questo modo dedicarsi ad attività a maggiore valore aggiunto.
Le aziende possono ricorrere all’outsourcing perché non dispongono al proprio interno di risorse adeguate in termini di capacità professionali specifiche. Questo è particolarmente vero per le realtà in espansione, le quali necessitano di competenze specifiche riguardanti le nuove sfide che la situazione di crescita impone di affrontare.
L’outsourcing costituisce un valido strumento in caso di ristrutturazione aziendale in quanto la riprogettazione dei processi porta generalmente a concentrarsi su determinate attività chiave al fine di non disperdere effort e risorse, valorizzando e accrescendo le conoscenze. Quindi la scelta di esternalizzare accelera sicuramente i vantaggi ottenibili con una ristrutturazione e trasformazione aziendale.
Inoltre, tutto questo si traduce in una riduzione del time to market, elemento fondamentale per ottenere un vantaggio competitivo sui competitor.
In una realtà fortemente caratterizzata da scenari concorrenziali in cui la vita media dei prodotti si accorcia sempre di più costringendo le aziende a rinnovarsi continuamente e a massimizzare l’efficacia e la flessibilità del proprio core business, abbiamo bisogno di modelli operativi in grado di ottimizzare costi, tempi e risorse: in questo panorama, l’outsourcing si configura sempre più come la scelta vincente.